
Appena l’ho vista mi è venuto in mente Renzo. Tramaglino intendo. Poco importa se questo è il Ticino e non l’Adda.
Guardo la piccola barca pastello ormeggiata a pochi metri dalla riva, che neanche sembra una riva quanto piuttosto un prato scivolato accidentalmente verso il fiume. Sotto il pelo dell’acqua i fili d’erba fluttuano nella corrente con gli stessi movimenti che avrebbero al vento, indifferenti al cambio di fase.
A dire il vero neanche la piccola barca sembra una vera barca, viene il dubbio che sia lì apposta per essere guardata, una mera composizione estetica. Oppure un ricordo dimenticato di tempi lontani, quando proprio su quella riva, appena a monte dello sperone di terra da cui si stacca il Naviglio Grande, sostavano le chiatte cariche di marmi, in viaggio dalle cave di montagna verso i cantieri di Milano: una pausa veloce nel prato chinato verso l’alveo oppure un riposo in osteria, per rifocillarsi, dormire e discorrere, mettendo in rete le grandi vicende della storia e le piccole storie degli uomini.
Allora quella barca esile e leggera, legata ad un passo dalla riva, era pronta per abbordare una chiatta in arrivo oppure stava in attesa di un pescatore e delle sue lunghe ore solitarie tra le anse. E per un viandante, stanco e spaesato, bisognoso di attraversare il fiume, magari di fretta e col favore della notte per qualche malaugurata vicissitudine, la barca poteva rappresentare l’insperata salvezza oppure un miraggio irraggiungibile, a seconda di quale sponda avesse appena raggiunto a piedi e di quale fosse la sua destinazione.
Probabilmente è per questo che, vedendola, mi è venuto in mente Renzo.
Probabilmente per questo la piccola barca, che galleggia indolente ad una distanza irrisoria ed incolmabile, sopra l’erba mossa sott’acqua dal vento, sullo sfondo impetuoso del fiume in piena, bello e spaventoso da tenere in apnea, non è più una vera barca ma diventa un monito, nitido e severo come solo la natura sa essere: non fermarsi alla prima vista, non piantarsi su una riva, immaginarsi sull’altra e più a monte e più a valle, spostarsi nel tempo e nello spazio, alzare lo sguardo e gettarlo in tutte le direzioni, anche quelle invisibili, poi richiamarlo indietro e mentre torna osservarsi da fuori, e solo dopo, una volta raccolto tutto, decidere cosa c’è davvero lì davanti.
Fosse anche solo una piccola barca pastello in riva al Ticino una sera d’autunno.
….solo una piccola barca con tante storie da raccontare…..appartiene alla mia famiglia……apparteneva ad Alfredo…..solo una piccola barca che ci permette di condividere piccoli momenti, piccole gioie….solo una piccola barca che ci accompagna silenziosa e che accarezza dolcemente le acque nel nostro fiume azzurro…..e che in cambio ci dona il suo canto…….solo una piccola barca
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