
La scena si svolge davanti ad un cassone dei rifiuti, nel piazzale dietro un capannone industriale.
Metà pomeriggio, giornata calda, cielo limpido, sole che batte.
Mi accompagna l’addetto ai rifiuti, quello che normalmente va a prenderli in giro per lo stabilimento e li sistema lì, in quel luogo mitologico chiamato DEPOSITO TEMPORANEO, dove giacciono inoffensivi e protetti finché qualcuno non li carica su un camion per portarli via.
Stiamo passando in rassegna le piazzole e i contenitori dei rifiuti, tutti identificati da sgargianti cartelli che riportano nell’ordine:
- un criptico codice di 6 cifre, che per i cultori della materia si chiama codice CER (per Catalogo Europeo Rifiuti); c’è chi dice che i CER siano sempre esistiti, fin dai tempi più remoti, ma qualche archeologo di normativa ambientale sostiene che siano comparsi in Italia nel 1997, con l’antico Decreto Ronchi, soppiantando gli ancor più antichi CIR (ebbene sì, la “I” sta per Italiano, e le cifre erano solo 4 con una lettera davanti); sia quel che sia, i CER non sono semplici sigle, ma compongono un vero e proprio linguaggio, il Rifiutese, parlato fluentemente e orgogliosamente dal popolo degli addetti ai rifiuti: “Il 130802 và qui”, “Fate portar via il 170405”, “Il 120101 è pieno”, “Macchè 080199! È un codice a specchio, 080111 o 080112”; e pare che addirittura, per lo più, si capiscano;
- una denominazione ufficiale, estratta sempre dal catalogo europeo;
- in alcuni casi una “P” corredata di altre sigle HP-numeriche, che narrano di pericolosità.
Torniamo alla scena iniziale.
Siamo davanti ad un cassone e l’addetto ai rifiuti mi spiega: “Qui và l’immondizia”.
Guardo il cartello e leggo: 150106 – IMBALLAGGI IN MATERIALI MISTI.
Obietto: “Ma come l’immondizia? Qui è scritto imballaggi”.
Mi rassicura: “Sì sì, infatti: 150106 è l’immondizia”.
Riprovo: “Aspetta: il 150106 non è l’immondizia, sono rifiuti di imballaggio composti da vari materiali, quelli che non riesci a dividere l’uno dall’altro”.
Lui è d’accordo: “Infatti, se non li dividi e non sai dove metterli, li metti tutti insieme qui, nell’immondizia”.
Faccio un altro tentativo: “Fermo lì: immondizia è generico, contiene di tutto e non vuol dire nulla, mentre qui puoi mettere solo imballaggi, anzi puoi metterci solo quei particolari imballaggi composti di più materiali che non sei in grado di separare. Se invece puoi separarli, li devi separare: il legno col legno, la plastica con la plastica, la carta con la carta e così via”.
Lui conferma: “Esatto, proprio così. Questo è il cassone dell’immondizia. Guarda dentro”
Guardo dentro. Ha ragione lui, lì dentro c’è di tutto: cartoni, nylon, bombolette, stracci, utensili rotti, i resti di una cassettiera e parecchi mozziconi di sigarette. È proprio il cassone dell’immondizia.
Morale 1: in lingua Rifiutese 150106 si scrive Imballaggi in materiali misti ma si legge Immondizia.
Morale 2: se in un cassone c’è immondizia, il cartello per forza vuol dire immondizia.Morale 3: le prime due morali portano a combinare guai, penalmente sanzionati, ma è difficile spiegarlo davanti ad un cassone di immondizia, nel piazzale dietro un capannone industriale, sotto il sole del pomeriggio.