Pubblicato su IN PAESE 168 di maggio 2019 – http://prolocobrendola.it/inpaese/

Uno è Lodovico, quello che organizza La Brendolana.
Nessuno è più o meno chi si trova intorno l’organizzatore, prima e dopo l’evento, quando c’è da lavorare lontano dai riflettori.
Diecimila partecipanti è il suo sogno, da raggiungere gradualmente, pazientemente, anno per anno. L’edizione del 2019 ci si è avvicinata più che mai: domenica 24 febbraio erano in 7.400 a camminare per Brendola, che per un giorno contava più marciatori che abitanti.
Ma andiamo con ordine: per chi non lo sapesse, La Brendolana è una manifestazione podistica non competitiva, nata a Brendola nel lontano 1997 e arrivata, pur con traslochi e intermittenze, alla sua 19a edizione. L’organizzazione oggi è della Polisportiva Brendola, con il contributo di vari enti, associazioni e persone del paese, ma alla fine serve qualcuno che “tiri la carretta”, e dal 1997 questo qualcuno è Lodovico Lazzari.
L’idea di intervistarlo è venuta proprio il 24 febbraio, all’arrivo della marcia, per provare a raccontare cosa si nasconde dietro le quinte di un tale successo di partecipazione e di gradimento. Ma per farlo bisogna aspettare che si plachino umori e voci, che passi l’onda di visibilità e clamore. Il momento arriva pochi giorni fa, a metà aprile, quando per i 7.400 partecipanti l’evento di febbraio è ormai sfuocato nei ricordi mentre la prossima edizione, quella del 2020, semplicemente non esiste. Eppure per chi “tira la carretta” la carretta è sempre lì e non può mai fermarsi: per Lodovico l’organizzazione della prossima marcia inizia il giorno dopo la conclusione della marcia precedente.
“Anni fa quando puntavo a questi numeri la gente non mi credeva, dicevano di spostare la data, che a febbraio è troppo freddo. Ma io ero convinto che sarebbe bastata una bella giornata per sfondare, e così è stato. A Brendola abbiamo dei posti fantastici e lavorando bene, con un buon passaparola, con ristori più ricchi, con qualche aiuto in più, si può crescere ancora”. D’altra parte la prima edizione vide appena 300 partecipanti, poi gradualmente si è cresciuti fino ad una media di 4.000-5000 presenze. “Nel 2017 eravamo in 7.000, nel 2018 eravamo in 3.000 tra vento e neve del buriàn. Ho fatto i conti e in tutto fino ad oggi abbiamo portato 50.000 persone a camminare per Brendola.” Ma com’è partita questa avventura? “Nel 1997 lo spunto della marcia venne da Silvana Riccobene, allora assessore, e in Pro Loco decidemmo di provarci, con l’aiuto di Elena Tecchio e Claudio Bernabè. Poi nel tempo la manifestazione cambiò stagione e anche sede, tanto che per problemi organizzativi alcune edizioni le portammo a Sarego, fino a sospendere per qualche anno. Nel 2008 l’invito a riprendere venne da Bruno Beltrame, allora candidato alle elezioni comunali. Quest’anno hanno aderito alla nostra marcia ben 100 gruppi, solo a Illasi e a Monteforte d’Alpone riescono a fare di meglio. Sono venuti in pullman da Bergamo, Parma, Piacenza, Macerata. Ma non è che vengano per caso: bisogna andare a trovarli quando fanno le loro marce, bisogna farsi conoscere e andare a casa loro ad invitarli”. Anche per questo ci vuole un anno per organizzare l’evento di un giorno.
Non è facile raccontare con ordine: dietro le quinte si nasconde e si mescola di tutto, dai ricordi di 19 edizioni alle impressioni del momento, dalle informazioni ufficiali alle vicende personali, dai numeri agli umori. Dietro le quinte ci sono le emozioni, gli oggetti e gli episodi di un’esperienza che è anzitutto personale, con i suoi alti e bassi. Nella chiacchierata con Lodovico si susseguono tratti semplici e lineari, tratti faticosi e apparentemente insormontabili come le dure salite sterrate, e tratti agili, veloci ma insidiosi come le discese tra i boschi. Ci sono i momenti di sofferenza e i momenti di ristoro, i passaggi angusti e i panorami sconfinati, e ci sono i traguardi, che coronano lo sforzo e rilanciano subito nuovi traguardi. Doveva essere un’intervista, ma mentre parliamo mi rendo conto che assomiglia sempre più ad una marcia.
“Se fosse solo per la bellezza del territorio qualsiasi marcia in zona avrebbe in nostri numeri. Invece non è così. La nostra vuole essere una festa, vuole divertire la gente, anche grazie ad animazioni come quelle dei Nogarini. Però è difficile gestire migliaia di persone in mezzo alle giostre. E non possiamo presentare solo fette biscottate ai ristori, bisogna offrire di più, e per questo servono fondi. In altri posti, come Lonigo, Altavilla, Alonte, Longare, Noventa, Pojana, hanno meno partecipanti, eppure i Comuni danno contributi economici. Noi dobbiamo sostenerci da soli. Però devo ringraziare davvero chi ci aiuta il giorno della manifestazione, la Pro Loco per la cassa, gli amici di Marco e Riccardo, la Protezione Civile e i gruppi di Longare e Pojana per i ristori. Solo per citarne alcuni.” Ma ci sarà pure una squadra su cui fare affidamento per l’organizzazione. “Certo, nelle settimane precedenti mi aiutano i miei famigliari, mia moglie Luisa e i miei figli Jessika con Zoran e Stefano con Federica, che ricompenso con qualche caffè e qualche birra… a mie spese. E ci sono gli amici fidati con cui segniamo i percorsi, Claudio Bernabè, Aldo Rossi e Giulio Cicolin”.
Adesso, a due mesi dal successo del 24 febbraio, tiriamo le somme. Il momento più bello? La voce rallenta, si fa commossa: “Quando mia figlia Jessika ha detto di essere felice perché ha visto suo papà veramente felice”. E il momento più brutto? “Quando sento dire che con la marcia si fanno i soldi e che qualcuno se ne mette via. Chi organizza non si mette via un soldo, anzi deve mettercene di suoi.”
Insomma Lodovico, dopo tutto questo tempo, tra qualche soddisfazione, molto impegno, varie difficoltà e pochi riconoscimenti, chi te lo fa fare? Abbassa gli occhi, ci pensa, poi mi guarda serio: “E tu perché da 15 anni fai IN PAESE?”. Distoglie lo sguardo, poi torna a guardarmi con un mezzo sorriso, e a me scappa l’altro mezzo: “Perché 25 anni fa eravamo già insieme in Pro Loco e ora siamo ancora qua?” Sembrano domande, ma sono le risposte.