Natale a pelle

Di natalizio c’è poco nel sopralluogo in conceria. Sarà pur dicembre ma quando sei lì a trafficare tra cilindri, comandi e ingranaggi dell’ultima macchina installata e relative scartoffie (ops, manuali d’uso e manutenzione) per capire se “è tutto a posto”, altro che jingle bells…

Il riparo c’è, la segnaletica ok, ecco lì il pulsante di arresto, forse qui manca un cordino di sicurezza: tocca chiedere al fornitore! Avrete mica già pagato, vero? Va bene, verifichiamo con l’ufficio acquisti, altrimenti è un po’ una rogna.

Ad un certo punto vedo il caporeparto e il referente interno che confabulano, mi guardano, bisbigliano e ridono divertiti. “Adesso glielo dò, sì, se lo porta via” “Di che colore è?” “Nero, tutto nero.”

La faccenda mi incuriosisce. Muovendomi in equilibrio su quel filo di schiettezza che in conceria separa sempre la facezia scanzonata dalla trappola infida, chiedo: “Cosa state tramando voi due? Cosa dovrei portarmi via?”

“Eh, vedrai vedrai…” Immagino già un goliardico sacchetto di carniccio scuro o un allegro fustino di morchie tenebrose, così metto le mani avanti: “Non sono mica sicuro di portarmi via quello che avete in mente.”

La questione cade, almeno per il momento, e lascia spazio al resto dell’ispezione su conformità e sicurezza della nuova macchina. Approfittiamo anche noi di questo spazio per concederci un veloce flashback.

Torniamo indietro di 10 mesi, stesso stabilimento, stesso reparto, stesso caporeparto, che chiameremo Mario. Anche allora siamo lì per parlare di sicurezza, rischi, problemi e proposte. Finiamo nel suo ufficio per una sorta di intervista, come dire? “dammi il tuo punto di vista su ciò che capita davvero qui in fabbrica”. Solo che il mio punto di vista è distratto da un oggetto sul tavolo. L’oggetto mi sta subito simpatico, ma per capire cosa sia ci metto qualche secondo. Osservo bene e viene fuori che è un torello stilizzato, una bella miniatura ricavata da uno scarto di pelle finita e sagomata a mano da Mario in persona. Una di quelle cose semplici e originali, che ti chiedi come mai non siano già venute in mente ad altri e come mai non siano diffuse dappertutto e proprio per questo diventano speciali. Mi mostra qualche altro esemplare e mi dice che ci vuole un attimo per farli e che ogni tanto se ha tempo e trova il ritaglio giusto li costruisce. La faccenda mi intriga, forse anche per un vago eco di circolarità: pelle di animale che torna in forma di animale. Argino le derive filosofiche e gli dico, più come apprezzamento che come richiesta: “Che forte! Mi piace proprio, ne voglio uno anch’io!” Lui ringrazia e risponde evasivo: “Si sa mai…”

Flashback finito e finito pure il sopralluogo di dicembre. Sto per andarmene, del tutto immemore sia dell’episodio storico sia del recente complotto su oscuri oggetti che dovrei portarmi via. Mario sparisce e ricompare con in mano quello che, inequivocabilmente, è un torello nero stilizzato a modo suo.

Punto.

Anzi no.

C’è da aggiungere un errata corrige: basta un gesto per rendere natalizio un sopralluogo in conceria.

Pubblicato da Alberto Vicentin

Dal 1972 (cioè dall'inizio) residente a Brendola, nella provincia vicentina. Ingegnere chimico, consulente ambientale, giornalista pubblicista e... mi piace scrivere (www.spuntidivista.blog)

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