Rifiuti da un quarto di secolo

Ci sono date che ti si imprimono addosso e poi risuonano ogni anno come anniversari. Spesso incomprensibilmente e inconsapevolmente, a volte per ragioni che, prese in assoluto, appaiono del tutto inconsistenti.
Ecco, a me capita con il 5 febbraio. Quasi imbarazzante nell’impersonalità delle sue ragioni, eppure capita.
Ammetto che non sempre focalizzo subito le radici di questa data, anzi quando puntuale arriva e risuona devo fermarmi un attimo per esplorare gli echi della memoria, ma oggi cade il suo mezzo secolo ed è più facile.
Il 5 febbraio è il compleanno (pensa un po’) del decreto legislativo 22 del 1997, meglio noto come Decreto Ronchi. Quello che rifondava la disciplina sulla gestione dei rifiuti, introduceva un nuovo sistema per la loro classificazione e ridisegnava le regole per chi li produce, chi li trasporta e chi li recupera e smaltisce.
E che sarà mai?

Mah… sarà che di lì a pochissimo sarebbe terminata la mia epoca da studente e iniziata quella da lavoratore, e che entrambe le epoche sono improntate sulla tutela ambientale. Sarà che quella legge cadeva con provvidenziale tempismo nella mia agenda di velleità professionali, orientate più o meno a salvare il mondo. Sarà che qualche mese più tardi mi sarei ritrovato a trascorrere file intere di giornate nei meandri dell’istituto di via Marzolo a tradurre i CIR in CER, che detto così suona un po’ dysney, ma in realtà fu una gran fatica, piena di scrupolo ed equilibrismo, discussioni, tocchi di fantasia e implicazioni sfuggenti.
Fatto sta che sono passati 25 anni, il decretoronchi è stato fagocitato dal testo unico del 2006 e l’ambiente, così a spanne, non sembra del tutto al sicuro.
Sono passati 25 anni e il 150106 è ancora il rifugio peccatorum di molti retrobottega industriali (guarda che puoi metterci solo imballaggi di scarto / ma va che è pur sempre plastica / però non è imballaggio / e che cambia? /per andare lì inoltre dovrebbe essere di più materiali non divisibili / non rompere che me li portano sempre via così e senza far rogne), mentre qualche zelante cultore si ostina a triturare contenitori sporchi per indagare l’esatta concentrazione di residui sospetti nella massa globale.
Sono passati 25 anni e questo 5 febbraio risveglia domande, sul mio percorso (ma qui glisso), su quanto siamo diventati bravi a maneggiare i rifiuti e sull’ambiente in generale, che così tante buone intenzioni, scritte nelle leggi e piantate nelle persone, promettevano di preservare e proteggere.
Domande che bastano a se stesse e non si aspettano risposte.

Risposte che tanto non avrei.

(E comunque basta, dai, che stasera c’è la finale di sanremo)

Pubblicato da Alberto Vicentin

Dal 1972 (cioè dall'inizio) residente a Brendola, nella provincia vicentina. Ingegnere chimico, consulente ambientale, giornalista pubblicista e... mi piace scrivere (www.spuntidivista.blog)

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