
Da queste parti la lontra s’incontra spesso. All’ingresso di un palazzo antico che ospita un museo, nell’insegna di una trattoria e sul manifesto di un evento, nei segnavia e nelle targhe che raccontano i luoghi, nei libri di storia locale e nelle locali storielle di strada. Eppure da queste parti la lontra non c’è. O perlomeno non c’è più.
Curioso che per meritare attenzione e credito capiti di dover svanire.
Si dice comunque (e chissà se c’è del vero) che la lontra sia addirittura l’artefice della vallata. Un tempo lontano qui era tutto lago, dicono, un invaso ampio e placido alimentato dai tanti torrenti e arginato a valle da una diga naturale, giusto all’imbocco dello stretto canalone in cui le due ali di montagne convergono e quasi si chiudono, strozzando in un’orrida feritoia la via d’uscita. Per andarsene, sbattendo e spumeggiando tra pareti a picco, l’acqua doveva prima arrampicarsi fin sopra la diga. Qui, sulla barricata ancestrale che governava il lago, proprio qui una lontra venne ad insediarsi, e scavando spostando trafficando armeggiando con terra tronchi pietre e ramaglie tanto fece che finì per aprire un varco e il varco presto si spalancò e liberò l’acqua del lago. C’è da immaginarsi lo scroscio crescente ruscellare giù per il canalone mentre alle sue spalle il fondovalle, pur fradicio, veniva finalmente alla luce, con la lontra aggrappata sulla sponda ad osservare perplessa e a chiedersi: “E mo’?”

E mo’ la spianata valliva era bonificata ed ecco che arrivarono i fiori e gli alberi e poi gli animali di terra e tra questi l’animale più intraprendente e invasivo di tutti, il quale costruendo case tracciando strade coltivando campi imbrigliando acque e domando i boschi si fece largo. La lontra dovette ritirarsi in disparte, e dove intralciava fu allontanata, e dove infastidiva fu cacciata.

Si dice (e chissà se c’è del vero) che l’ultimo avvistamento risalga a meno di un secolo fa, durante i lavori di costruzione di un’altra diga, artificiale stavolta, in mezzo all’orrido canalone. Fu un operaio del cantiere a scorgerla, pare, proprio sulle sponde del bacino in formazione, e questi ne diede festosa e orgogliosa notizia a tutti i compagni, “Ho visto una lontra!” annunciava, non prima di averla raggiunta con una fucilata. Si sa mai che svicolasse fuori vista o che facesse danni. Era l’ultima e da allora non se ne videro più da queste parti, se non disegnate, scolpite e narrate.
Si dice però (e chissà se c’è del vero) che lassù fuori mano, nei pietrosi ristagni d’alta quota, nelle cascate nascoste dentro le inaccessibili forre boscose e nelle cavità labirintiche che solleticano il ventre della montagna, lassù qualche lontra ci sia ancora. Non vista, non udita, saggia discreta e paziente. In attesa, forse, che torni il suo turno.