“Mascherine baciate”

Avranno 12 anni, 13 al massimo. Stanno seduti fianco a fianco in vaporetto, sui sedili schierati a coppie sotto coperta.
Lei è più alta, più intraprendente, più autorevole, conduce la danza fingendo di non condurla.
Lui è più minuto, più composto, più attendista, si fa condurre fingendo di condurre.
Fianco a fianco non è una descrizione precisa: sono piuttosto fianco a faccia. Lei per lo più rivolta verso di lui, non solo gli occhi e il viso ma tutta la sua vivace figura ruotata sul sedile nella direzione che le interessa, e che vuole interessare. Lui per lo più rivolto in avanti e continuamente richiamato verso di lei, un’intermittenza di occhiate vispe e bisbigli veloci e gesti incrociati per poi tornare in ordine, fino all’intermittenza successiva, o fino a quando lei giocando a far l’indifferente si ricompone indolente sul sedile e allora è lui a voltarsi per richiamarla.
Lei più alta, ma spesso si inclina a sinistra e si abbassa per posare la testa sulla spalla di lui, che allora diventa il più grande dei due. Lui più minuto, ma spesso si arrampica verso destra e con la mano circonda le spalle di lei per trarla a se.
Entrambi indossano la mascherina, per tutto il tempo, o quasi. Talvolta l’abbassano o la sollevano di pochi centimetri e per pochi istanti, ognuno la propria oppure l’una quella dell’altro, e viceversa. Giusto pochi istanti, fugaci e clandestini, per un tocco scherzoso, un moto di affetto, o per guardarsi di più, per riconoscersi dietro e dentro.
E ad un tratto si ritrovano faccia a faccia, i loro visi si avvicinano, distrattamente quasi, e con lentezza, come se in qualsiasi punto si possa recedere, far marcia indietro, ma non si fermano, si avvicinano ancora fino a quando le due mascherine vengono a contatto, aderiscono l’una all’altra e nella pressione cercano di oltrapassarsi, di indovinarsi, per pochissimi e incalcolabili secondi in cui il vaporetto si svuota e le increspature della laguna rallentano.
Poi le mascherine si staccano, e la danza riprende.

È un rituale antico, un quarto di secolo per quanto mi riguarda, quello di chiedere, al rientro dalla mostra del cinema, quale film sia piaciuto di più.
Ecco, quest’anno, anche se non era sugli schermi e non passerà nelle sale, benché senza regista né dialoghi e con sottotitoli immaginari, potrebbe scapparmi di rispondere: un corto fuori concorso, ambientato a Venezia, dal titolo “Mascherine baciate”.

Pubblicato da Alberto Vicentin

Dal 1972 (cioè dall'inizio) residente a Brendola, nella provincia vicentina. Ingegnere chimico, consulente ambientale, giornalista pubblicista e... mi piace scrivere (www.spuntidivista.blog)

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